Medico e paziente, due posizioni di vita, due ruoli connessi da un’esigenza esistenziale. In ogni fase del rapporto, dalla diagnosi, alla prognosi, alla guarigione, il medico produce sul paziente due effetti: 1) il modo di affrontare la patologia; 2) l’influenza sul controllo emotivo.
Il medico interagisce con la malattia e al contempo interagisce con l’io del paziente utilizzando la comunicazione interpersonale funzionale. Patologia ed io sono interconnessi ed interdipendenti. L’azione terapeutica (farmacologica o fisioterapica) influenza l’io, e l’azione comunicativa sull’io influenza i processi di guarigione.
Il mezzo attraverso il quale il medico svolge la sua azione sull’io è la comunicazione. Come dire? Cosa dire? Il dialogo paziente-medico è il dialogo tra l’io fuori controllo (ansia, paura, angoscia, non controllo, insicurezza, regressione, ipocondria, bisogno di una figura di riferimento per ridurre l’ansia) e l’io depositario del know-how del controllo, sul quale l’io del paziente esercita la proiezione. Nel linguaggio transazionale: tra io bambino ed io genitore. Per il dialogo con l’io è necessaria una competenza interattiva che presuppone conoscenze linguistiche e di psicologia generale. Ma non si tratta di psicoterapia.
Il dialogo determina effetti positivi sul paziente il quale si nutre dell’equilibrio del medico ed impara a governare meglio le proprie insicurezze.