Retorica e Manipolazione: strategie di Comunicazione Avanzata

Colleghi che si confrontano serenamente

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Le arti dialettiche e retoriche, nella cultura di massa delle società occidentali, si trovano spesso a fare i conti con uditori sempre più sensibili e critici; in particolare verso le suggestioni che da queste, anche in modo indiretto, possono essere determinate.

A volte, la sensibilità del ricevente, arriva a suscitare l’impressione di un intento al limite del manipolatorio.

Come se chi parla, il mittente-proponente volesse in modo subdolo influenzare il quadro valutativo e determinare una inevitabile conclusione condizionata.

In tal caso, analizzando la situazione, vedremmo configurarsi un triplice problema:

  • Da un lato il mittente non consegue il vero obiettivo che dovrebbe perseguire, ovvero: aiutare la valutazione, portando in evidenza e rendendo disponibili tutti gli elementi necessari e utili alla stessa e alla formulazione di una conclusione-giudizio.
  • Dall’altro lato il ricevente introduce la virale convinzione di non essere libero di valutare.
  • Infine, la fiducia e la qualità della relazione si alterano: le vere e sane ragioni della funzione dialettico-retorica si ribaltano in interferenze negative. Il retore diventa inefficace.

Posto che l’arte retorica-dialettica, nella rivalutazione che propongo in questo contesto, nasce con un’intento assolutamente costruttivo e funzionale agli interessi di entrambi gli interagenti, e cioè teso alla identificazione del punto di convergenza e della posizione più ragionevole per entrambi, cosa possiamo fare per rendere efficace la nostra comunicazione?

Innanzitutto è necessario che il parlante ascolti e comprenda le posizioni del suo interlocutore, preoccupandosi di legittimarle e riconoscerne per tempo i contenuti e le ragioni.

Solo successivamente, potrà scegliere in che modo avviare un confronto, e valutare la strategia adatta da seguire.

Come mittenti, possiamo avvalerci delle seguenti direttrici fondamentali:

1. Utilizzando il primo livello dialettico, l’argomentazione del ragionamento viene accompagnata dalla tecnica della verifica serrata di adeguatezza, con richiesta esplicita di consenso, tipica del Metodo Socratico.

Ad esempio, chiedendo: “Siamo d’accordo?, è giusto?, è corretto?“.

E’ importante che queste espressioni, le quali devono essere sempre formulate con toni morbidi e sincero atteggiamento dubitativo, siano utilizzate senza dare al proprio interlocutore la spiacevole sensazione di esser guidato all’interno di un percorso artificioso ed imprigionante.

2. Nel secondo livello l’argomentazione non cambia, ma in questo caso il mittente riferisce a sé stesso la verifica di adeguatezza.

Mi sono chiesto… mi son detto… ho concluso che… “; qui la richiesta esplicita di consenso manca del tutto.

Dunque non dirà: “Siamo d’accordo?, è giusto?, è corretto?“, ma lascerà che questa induzione di valutazione passi in modo indiretto sull’interlocutore per adesione spontanea. Quasi non gli interessasse conoscere la sua opinione nell’immediato, ma lasciasse lui la facoltà di aderire o meno alla valutazione in totale autonomia.

3. Con il terzo livello dialettico argomenteremo come nei primi due casi, ma non ci sarà alcun riferimento alle valutazioni e alle conclusioni, né altrui, né nostre.

Non ci muoveremo nella direzione di dichiarare le nostre conclusioni, né di conoscere quelle dell’interlocutore. Esprimeremo l’argomentazione e lasceremo l’altro totalmente libero di pensare, valutare, concludere e dire o non dire.

Naturalmente, sarà frutto della sensibilità relazionale del mittente la preferenza per l’impiego di una o dell’altra strategia, in riferimento a ciascuno specifico interlocutore… e a ciascun contesto! 😉

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Claudio Venuto

Claudio Venuto

Esperto di comunicazione, intelligenza motiva, automotivazione e miglioramento personale. Fondatore del progetto Realize Yourself®.

Formatore, Personal Coach, Trainer psicologico-filosofico. Autore, ricercatore.

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